RIPRENDIAMOCI LA LIBERTÀ
Doppia mobilitazione questa settimana nelle piazze italiane:
1° appuntamento giovedì 28 settembre "GIORNATA MONDIALE PER IL DIRITTO ALL'ABORTO SICURO E GRATUITO" organizzata dalla rete NON UNA DI MENO, per difendere un diritto acquisito ma messo gravemente a rischio dall’alto tasso di obiezione di coscienza. 70,7 la percentuale di obiettori stimata sul territorio nazionale, con punte del 90% in alcune regioni. I dati della WHO World Health Organization fanno emergere la gravità di tale problematica nel mondo:
- quasi 50mila donne nel mondo perdono la vita a causa di un aborto non legale e quindi non sicuro;
- 41 milioni di adolescenti nel mondo portano a termine una gravidanza indesiderata o conseguente a uno stupro;
- 21,6 milioni di donne ogni anno sperimentano un aborto non sicuro (clandestino); di questi aborti clandestini, 18,5 milioni avvengono nei paesi sviluppati;
- 47mila donne muoiono ogni anno per complicazioni legate all’aborto clandestino;
- i decessi correlati all’aborto clandestino costituiscono circa il 13% della mortalità
2° appuntamento sabato 30 settembre "RIPRENDIAMOCI LA LIBERTÀ!" per dire NO alla violenza sulle donne, NO alla depenalizzazione dello stalking, e STOP al linguaggio e alla narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime.
Il segretario generale della CGIL Susanna Camusso invita tutte le donne a scendere nelle piazze italiane. L'appello online "AVETE TOLTO IL SENSO DELLE PAROLE", con gli hasta #riprendiamocilalibertà #stopviolenzasulledonne #stopviolenceagainstwomen #differentlanguage #stalking #freedom, la CGIL lancia una mabilitazione nazionale " per chiedere agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell’ordine e al mondo della scuola un cambio di rotta nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura e nell’assunzione di responsabilità di questo dramma” in quanto il linguaggio utilizzato dai media e il giudizio su chi subisce violenza, su come si veste o si diverte rappresenta l’ennesima aggressione alle donne. Così come il ricondurre questi drammi a questioni etniche, religiose o a numeri statistici toglie senso alla tragedia e al silenzio di chi l’ha vissuta.
L’appello ha già raccolto molte adesioni, FIRMA L'APPELLO anche tu!
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