ASSEGNI AL NUCLEO FAMILIARE ANCHE PER I LAVORATORI SOMMINISTRATI IN DISPONIBILITÀ


La Cassazione condanna l'Inps e dà ragione a NIdiL Cgil e Inca Cgil

Roma 21 marzo 2019.- Dopo un lungo contenzioso giudiziario la Corte di Cassazione Sezione Lavoro ha sancito con la sentenza n. 6870 dell’8 marzo 2019, il diritto all'assegno al nucleo familiare per i lavoratori in somministrazione assunti a tempo indeterminato, anche nei periodi di fruizione dell'indennità di disponibilità.

Vengono così riconosciute le ragioni di NIdiL Cgil e Inca Cgil che, attraverso il patrocinio congiunto di un lavoratore somministrato di Bergamo, hanno sempre sostenuto l'infondatezza della posizione dell'Inps, che nel tempo ha di fatto discriminato i lavoratori in somministrazione rispetto alla generalità dei lavoratori subordinati.

L'Istituto di Previdenza, infatti, attraverso un'interpretazione restrittiva delle norme, in questi anni ha negato il diritto all'assegno, ritenendo che nella mancanza del presupposto dello svolgimento dell'attività lavorativa, l'indennità percepita dai lavoratori non avesse natura retributiva e, di conseguenza, non fosse applicabile la disciplina.

La Cassazione, invece, con questa sentenza riconosce il diritto all'assegno, sostenendo che il rapporto giuridico fra l'Agenzia per il lavoro e il lavoratore si realizza anche nei periodi di disponibilità. Confermata, dunque, la natura retributiva dell'indennità di disponibilità, peraltro già gravata da contribuzione previdenziale piena.

NIdiL Cgil e Inca Cgil auspicano che ora l'Istituto recepisca al più presto la decisione della Corte di Cassazione, riformando il proprio approccio interpretativo e ristorando nel loro diritto tutti quei lavoratori che nel corso di questi anni hanno subito una grande ingiustizia.

Le strutture sindacali Cgil sono a disposizione di tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori somministrati che si sono visti negare nel tempo il loro legittimo diritto a percepire l'assegno al nucleo familiare nei periodi di disponibilità. Nelle prossime settimane partirà una campagna per informarli che è possibile richiedere la prestazione che, prima di questa sentenza, sembrava loro interdetta.
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