COLLABORAZIONE COORDINATA E CONTINUATIVA

Con l'entrata in vigore del D.Lgs 81/2015 che ha abrogato il contratto il progetto ed in particolar modo il divieto di utilizzo delle collaborazioni coordinate e continuative nei settori privati, viene data la possibilità, ai datori di lavoro privati, di utilizzare questa forma contrattuale.

Nel Pubblico impiego, in attesa della riforma del settore, possono essere stupulate fino al 31 dicembre 2016 e gli stessi resteranno validi fino alla loro naturale scadenza.La collaborazione coordinata e continuativa è definita in tanti modi: prestazione d'opera; consulenza; contratto di diritto privato; lavoro parasubordinato, ecc.
Una definizione delle collaborazioni coordinate e continuative si rinviene nell'art. 409 del codice di procedura civile che ricomprende, fra le controversie individuali di lavoro, anche quelle che originano da "rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione di opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato".
La collaborazione è un rapporto di lavoro autonomo che presenta alcune caratteristiche (la continuità, il coordinamento e la collaborazione rispetto all?attività del committente) analoghe a quelle del lavoro subordinato.
La differenza con il lavoro autonomo è che il collaboratore agisce in assenza di rischio economico, senza mezzi organizzati d'impresa.
La differenza con il lavoro subordinato consiste prevalentemente nell'autonomia organizzativa del collaboratore e nella mancanza di esercizio del potere direttivo e disciplinare del committente. Invece, non è molto rilevante l'eventuale rispetto di un orario di lavoro.
In mancanza di una legislazione organica è stata la giurisprudenza a specificare I requisiti della collaborazione coordinata e continuativa che si possono così riassumere:
  • Autonomia: il collaboratore decide in autonomia i tempi e le modalità di esecuzione del lavoro;
  • Coordinamento: nelle varie modalità della collaborazione, la parola coordinata indica la necessità di collegare funzionalmente l'attività del lavoratore al ciclo produttivo del committente. Il collaboratore, quindi, deve godere di autonomia organizzativa circa le modalità, il tempo e il luogo dell'adempimento, ma l'attività lavorativa deve comunque collegarsi funzionalmente e strutturalmente all'organizzazione dell'impresa;
  • Continuità: la continuità indica una serie di prestazioni lavorative reiterate in misura apprezzabile nel tempo, frutto di un accordo tra le parti. Nella collaborazione coordinata e continuativa non è previsto un tempo minimo o massimo di durata del contratto che può anche essere rinnovato più volte.
  • Personalità: la prestazione lavorativa è resa prevalentemente in via personale.
Le norme di riferimento delle collaborazioni coordinate e continuative sono: gli articoli 2222 e successivi del codice civile, la legge di riforma previdenziale 335/1995, l'art. 409 del codice di procedura civile e, in materia fiscale, il Testo unico delle imposte dirette e legge 342/00 che interviene in materia di assimilazione fiscale ai redditi da lavoro dipendente.


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